.... Nel corso dei banchetti ufficiali che si consumavano sotto le logge di marmo sospese sulle acque del porto, Andrea Doria, invitava i commensali a gettare in mare dopo l’uso, piatti e coppe d’oro e d’argento che immancabilmente finivano su di una rete robusta e di maglia stretta che il prudente signore aveva, per tempo, fatto disporre in fondo al mare.
Riformò con la legge del «Garibetto» (dal dialettale ponentino «garibu») «il Governo» e con «garbo» (radice antica dell’attuale Spoil System) eliminò tutti i suoi avversari.
Ingaggiò nella lotta contro il terribile Dragut turco che coinvolgeva le coste liguri e represse l’insurrezione corsa guidata da Sampietro da Bastelica e appoggiata dai Francesi e in queste operazioni belliche, la maggior parte di esse svolte sul mare, ecco che ad affiancare Andrea Doria compaiono sempre gli Alassini.
Il Giustiniani ci dice che «un buon numero di galeoni propri possedevano gli alassini» ed il Giancardi aggiunge: «che Alassio ha popolo civile e ricco, casamenti onorevoli, strade belle piazze grandi, traffici con Spagna, Genova, Sardegna ».
A conferma di quanto esposto il Gallo così ci informa: «Nel 1528, essendo Genova oppressa dai Francesi, 18 galeoni alassini comparvero sotto il comando di Andrea Doria alla marina di Sarzano ed aiutarono il Doria, a cacciar di Genova i Francesi ».
In questa, esatta, ma impegnativa, visione politica, del Grande A. Doria compaiono sempre i Capitani Alassini che «avendo preso lettere di corso» percorrevano, con i loro galeoni, il mare ligustico senza darsi pensiero di Ariadeno kaireddin Barbarossa o Dragut e se accadeva che «ingaggiassero battaglia quasi sempre riuscivano vincitori».
Così Sebastiano Nattero detto il Paladino, così Giovanni Nattero, così Francesco Stalla, così Martino de’ Martini.
Soprattutto dobbiamo ricordare Giuliano Berno «il quale il 25 luglio 1546, con una mano di coraggiosi e gagliardi marinai alassini affronta (come dice il Rossi: “consultando più il suo cuore che la gravezza del pericolo”) il Dragut che stava veleggiando, vicino a Capo Mele, dopo aver saccheggiato Laigueglia e lo sconfigge; liberati “quei che già credeansi schiavi” conduce, incatenati, in Alassio 18 mussulmani i quali costringe a lavorare alla costruzione dei bastioni e delle mura».
Questo Giuliano Berno è la figura più eminente del capitano di mare alassino e con Antonio Boero soccorse nelle acque della Corsica, «seguito da un buon numero di gioventù alassina» i Genovesi assediati dai Francesi.
Per la sua gagliardia per il suo valore marittimo «fra i molti Alassini che ebbe per compagni, Andrea Doria tenne carissimo il Berno sopra ogni altro».
Parlando di quegli «Uomini Diversi», poco propensi al «presenzialismo» voglio citare Giuliano Berno Alassino che, solo da poco più di un anno, ha visto il suo nome, finalmente corretto anche nella toponomastica locale: Vico Berna, alfine, dopo 443 anni dalla morte di questo valentissimo alassino, è diventato Vico Berno....